
I collaboratori alla rivista rispondono: intervista allo scrittore, saggista e blogger Antonio Gabriele Fucilone
(quesiti a cura di Barbara Spadini)
Da questo numero della rivista, per meglio conoscere la redazione e i collaboratori della rivista La civetta, pubblicheremo singole interviste, offrendo ai lettori la concretezza delle persone per ciò che sono, ciò che pensano e ciò che esprimono.
Ho voluto iniziare dall’amico fraterno Antonio Gabriele Fucilone, che collabora con articoli di qualità sia per la rivista che per i singoli monografici che, spesso, sono interamente frutto di un lavoro intenso e costante e che si tramutano successivamente in pubblicazioni.
1- Antonio tu sei mantovano d’adozione: vorresti delineare brevemente la tua autobiografia e richiamare la tua formazione culturale?
Salve a tutti! Salve anche a te, Barbara!
Io sono Antonio Gabriele Fucilone. Nacqui a Mantova il 3 gennaio 1980 da Adolfo e Giacomina Vincenza Messina.
Mio padre è di Tossicia, in Provincia di Teramo, in Abruzzo.
Mia madre (che lasciò questo mondo il 12 novembre 2020) era di Galati Mamertino, in Provincia di Messina, in Sicilia.
Risiedo a Roncoferraro, in Provincia di Mantova.
Sono diplomato in chimica e biologia e specializzato in materia di qualità, sicurezza e ambiente.
La mia formazione culturale era scientifica in origine ma poi iniziai ad interessarmi di materie umanistiche, di religione e persino di esoterismo.
Ancora oggi coltivo questi interessi.
Mi piace andare in bicicletta.
Adoro il caffè.
2- Qual è il tuo rapporto con l’ambiente/territorio mantovano?
Questa è una bella domanda.
Io ho un rapporto molto strano con la realtà mantovana.
Sebbene sia nato a Mantova, non mi sono mai sentito completamente mantovano o roncoferrarese.
Rispetto la storia mantovana, che ha una certa importanza.
Penso ai Gonzaga.
Tuttavia, mi sento estraneo rispetto alla realtà mantovana da tanti punti di vista, a differenza di mio fratello, il quale è completamente mantovanizzato.
Lui parla con un forte accento mantovano, io no.
Anzi, il mio accento è indefinibile.
Una persona che ha a che fare con me non riesce ad inquadrare bene la mia origine.
Per esempio, quando frequentavo le scuole superiori, mi capitava di sentirmi dire: “Sei di origine meridionale? Si sente un po’ dalla cadenza”.
Posso dire che io sia in una sorta di limbo.
Mi sento anche un po’ “capitolino”, essendo stato concepito a Roma, città nella quale i miei genitori erano in viaggio di nozze e nella quale mio padre risiedeva prima di venire a vivere a Roncoferraro.
Per la cronaca, i miei genitori si sposarono il 21 aprile 1979.
Questo si è visto nei dodici anni di collaborazione col Comitato Manifestazioni Roncoferraro, dal quale sono uscito lo scorso anno.
3- Come sei arrivato all’interesse per la scrittura, la poesia, il saggio?
Ho sempre avuto questa passione per la scrittura.
Per tanti versi, sono sempre stato un po’ “strano”.
Per esempio, da piccolo non volevo giocattoli ma lampadine.
La mia passione per la scrittura è antica.
Inoltre, in gioventù mia madre era una poetessa.
In qualche modo, io ricevetti in eredità questa passione da lei.
Cominciai a scrivere poesie nel 1996, quando ero in seconda superiore.
Da quel momento non smisi di verseggiare.
Le mie poesie erano cariche di latinismi e di espressioni siciliane e non erano sempre comprensibili da tutti.
Di recente ho corretto il tiro.
Scrivo da sempre.
Mi ricordo che da piccolo riempivo quaderni interi.
Volevo sempre scrivere.
Quando frequentavo la terza media si fece il giornale.
Io volevo scrivere a tutti i costi.
Dunque, è qualcosa che sento come innato.
Datemi carta e penna e sono felice.
4- Le tue opinioni spesso sono “fuori dal coro”: questo ti ha creato difficoltà?
Mi ha creato parecchie difficoltà, a volte anche con alcuni miei familiari.
Non mi accontento di quello che vedo o quello che sento.
Altri non sono dello stesso avviso.
5- Quali sono le tue collaborazioni culturali attuali?
Attualmente, collaboro stabilmente e proficuamente con l’associazione da te presieduta.
Ho scritto qualche articolo anche per “Facciamo finta che”.
Ho dovuto fare cessare alcune collaborazioni che sentivo che non mi portavano nulla.
Preferisco la qualità alla quantità.
In più ho un mio blog, “Il Gran Candeliere di Antonio Gabriele Fucilone”.
6- Sei attivo come blogger e attraverso i social: quanto ritieni che le tecnologie multimediali siano utili per chi intraprenda oggi la professione di saggista-scrittore?
I social network sono utili per fare conoscere i contenuti.
Il problema dei social network non sta nel fare conoscere dei contenuti ma nella qualità di ciò che è divulgato.
Tanti divulgano contenuti che (in tutta onestà e con tutto il rispetto) non mi aggiungono nulla.
Quando vedo un contenuto che mi interessa lo commento con molto piacere.
Inoltre, i social network vanno bene ma ci si deve ricordare che esiste anche una vita reale.
7- Sei di formazione religiosa cattolica, politicamente liberale e certamente libero pensatore: quali ritieni essere oggi i nodi critici politici, sociali e religiosi?
Proprio quelli che oggi si ritengono “liberali”, in realtà, sono incasellati in un certo sistema.
Basta pensare a quello che quei soggetti facevano durante il periodo del Covid, con il loro appoggio al Green Pass e agli obblighi vaccinali coercitivi e surrettizi.
Posso fare anche altri esempi, come la guerra in Ucraina o in Medio Oriente.
Quanto alla religione vedo una Chiesa fortemente allo sbando.
La Chiesa è lacerata e sempre più depauperata.
Essa è divisa tra coloro che vorrebbero riportarla alla dimensione pre-Concilio Vaticano II e coloro che vorrebbero fare trasformazioni ancora più radicali.
Certamente, nessuno vorrebbe mai gettare a mare la Tradizione ma quando si parla di ecumenismo, specie con Chiese simili a quella cattolica come la Chiesa ortodossa, tutti devono fare un passo indietro.
Non si può fare un dialogo tra sordi.
Sembra che si vogliano alimentare le paure e le divisioni.
8- Hai all’attivo la pubblicazione di parecchi libri: a quale o quali sei più legato?
Il libro al quale sono più legato è quello intitolato “Da Roncoferraro a Pontremoli: una possibile via delle statue-stele?”.
Si tratta del mio primo libro, che io ho rieditato.
Scrissi quel libro quando mia madre era ancora viva ma era all’ospedale, nell’ottobre 2020.
Quel libro tratta la storia di una statua-stele che è murata nel campanile della chiesa di Barbassolo di Roncoferraro.
Ho presentato quel libro il 9 novembre scorso e da quell’evento, patrocinato da questa associazione, possono nascere spunti interessanti circa la storiografia del territorio roncoferrarese.
Inoltre, io ho potuto fare bene quel libro grazie all’aiuto di una persona che l’anno scorso mi ha anche aiutato a tirarmi fuori da una situazione molto brutta.
Mi ha dato del materiale, mi ha aiutato nel fare la copertina (praticamente rifacendomi il frontespizio) e mi ha dato tanti buoni consigli.
Io avrò sempre tanta gratitudine verso quella persona.
9- Le tue pubblicazioni spaziano tra argomenti molto diversi e parecchi sono di carattere locale: ci racconteresti qualcosa in più?
A me interessano vari argomenti, molti dei quali sono legati alla mia esperienza ed altri sono studiati.
Io ho sempre avuto una certa curiosità.
Ho curiosità persino riguardo alle autostrade.
Mi interessano gli argomenti più disparati, dal tema inerente agli italiani nel mondo (per la cronaca ho parenti negli Stati Uniti d’America e amicizie in Spagna e in Uruguay) ai temi della zona di Roncoferraro.
Quando vengo a conoscenza di qualche tema particolare mi incuriosisco e comincio a studiarlo per capirci di più.
La curiosità è fondamentale.
10- I tuoi legami familiari con il Meridione d’Italia sono noti: quali sono i problemi del Sud, oggi?
Il problema del Sud è un problema molto vecchio.
C’è un sistema che non permette alle potenzialità della gente del Sud di esprimersi.
Eppure, le potenzialità ci sono.
Ci sono tanti giovani meridionali capaci che per poter esprimersi al meglio devono emigrare al Nord o all’estero.
Come ho scritto prima, il problema è molto vecchio.
Esso risale al 1861, con le politiche post-unitarie che di certo non furono a favore del Sud.
I problemi attuali sono figli di quella situazione.
Si deve ragionare tenendo del fatto che l’Italia sia un unico sistema che unisce le Alpi e la Sicilia.
Non si può continuare ad andare avanti con l’idea del Nord contro Sud.
Se affondasse completamente il Sud anche il Nord sarebbe trascinato a fondo.
Per esempio, al Sud c’è tanta cultura.
Sarebbe bene portare avanti iniziative che punterebbero sulla cultura.
Il Sud sarebbe capofila.
11- Hai in corso d’opera qualche nuova pubblicazione e-o qualche evento?Quali progetti culturali-editoriali hai nell’imminente futuro?
Ho fatto richiesta di presentare pubblicamente il libro intitolato “Rennes-le-Château e Cadè di Roncoferraro”.
La richiesta è stata fatta il 16 maggio scorso al Comune di Roncoferraro.
Inoltre, vi sono progetti riguardo alla statua-stele di Barbassolo e al già citato libro “Da Roncoferraro a Pontremoli: una possibile via della statua-stele”.
Infatti, il campanile di Barbassolo di Roncoferraro sarà restaurato e mentre si farà ciò si faranno i test sulla statua-stele della quale ho scritto nel libro.
Così si potrà capire l’origine di quel manufatto tanto misterioso.
12- Due parole, da persona di fede, sul nuovo papa Leone XIV.
Preferisco vedere il nuovo Papa all’opera prima di esprimermi.
13- Una tua opinione sulle guerre in atto.
Queste guerre devono finire.
Non si può continuare a vivere col terrore di una guerra.
Non mi reputo un pacifista ma vedo che la situazione attuale sta degenerando.
Prima che accada qualcosa di ancora più grave è meglio fermarsi.
14- Tra i tuoi interessi la storia inglese: perché? Da dove nasce questo tuo interesse?
Io cominciai ad interessarmi di storia inglese dei secoli XVI e XVII nel 2001.
Mi appassionai alle storie di personaggi come re Enrico VIII, la regina Elisabetta I e re Carlo I Stuart.
Mi interessai molto della storia dello Scisma anglicano e delle conseguenze che ebbe.
Ricordo che l’Inghilterra influenzò molto la storia della nostra civiltà.
15- Sei un buon cuoco e appassionato di enogastronomia tradizionale e regionale: vuoi parlarci di questo tuo rapporto positivo con i cibi della nostra terra italica?
Ti ringrazio del complimento.
Mia madre, pace all’anima sua, era una bravissima cuoca.
Inoltre, reputo che anche il cibo sia cultura.
Quando vado, per esempio, in Sicilia non voglio certo mangiare quello che mangio qui nel Mantovano ma il cibo del posto.
Lo stesso vale per qualsiasi luogo nel quale vado.
Io voglio conoscere tante cose.
Tra i miei cibi preferiti vi sono la pizza alla capricciosa, i panzerotti e gli arancini.
16- I tuoi articoli spesso hanno a che fare col mistero in senso lato: leggende, esoterismo, magia. C’è una dissonanza col tuo essere cristiano?
Assolutamente no.
L’esoterismo è qualcosa che indica delle conoscenze nascoste.
Per esempio, ricordo che le grandi cattedrali gotiche sono piene di simboli esoterici.
Gesù Cristo stesso ebbe a che fare con certi circoli, come quello degli Esseni.
La messa al rogo di Giordano Bruno fu un errore che la Chiesa pagò.
Giordano Bruno non doveva essere messo al rogo.
Anche il mantovano Pietro Pomponazzi fu denunciato per eresia nel 1514, a causa della sua tesi nella quale mise in dubbio l’immortalità dell’anima.
La Chiesa sosteneva (e sostiene) il contrario.
Pomponazzi non fu condannato perché dichiarò la sua adesione alla Chiesa cattolica, disse che la sua posizione filosofica esaminava i problemi filosofici con autonomia e la situazione non era quella dell’epoca di Giordano Bruno.
Il mantovano ritrattò anche parte delle sue tesi.
Giordano Bruno non fece ciò che fece Pomponazzi e visse nel periodo dello scontro tra cattolici e protestanti.
La situazione riguardo all’ex-frate domenicano era delicata.
Non esprimeva idee cattoliche ma metterlo al rogo avrebbe potuto avere conseguenze spiacevoli per la Chiesa, cosa che avvenne.
L’immagine della Chiesa fu pesantemente danneggiata da un simile avvenimento.
Ciò rafforzò l’idea di una Chiesa oscurantista e nemica del sapere.
Io preferisco rifarmi a quegli umanisti che cercavano il dialogo come il cardinale inglese Reginald Pole (1500-1558).
Ricordo che le idee del nolano furono seguite anche da un certo Galileo Galilei.
Quest’ultimo dovette abiurare.
17- Come ti descriveresti? Un poliedrico, un sincretista, un tuttologo, un opinionista? La cultura a tutto tondo e i tuoi interessi in campi così diversi fra loro non rischiano di essere lesivi di una tua maggiore ricerca più specializzata o specialistica?
Mi definisco semplicemente una persona curiosa.
Bisogna fare anche dei distinguo.
Io ho una mia storia e una mia formazione laica e religiosa.
Però, sono anche uno scrittore e un blogger e devo confrontarmi con tutte le idee e le realtà senza pregiudizio.
Se non lo facessi tutto il resto non potrei fare il resto.
Non potrei nemmeno scrivere gli articoli per la tua rivista.
18- Quali esperienze umane e spirituali ti hanno portato ad essere oggi ciò che sei?
Tante esperienze.
Penso alle tante esperienze dolorose vissute nel passato.
Mi viene in mente una situazione con una maestra della scuola materna che non mi trattò bene.
Mi vengono in mente i periodi di solitudine e le paure accumulate.
Anche le esperienze mancate mi segnarono.
Per contro, mi vengono in mente anche le cose belle, come il fatto di essere cresciuto in una famiglia normale, pur coi suoi momenti meno belli.
Mi vengono in mente anche le buone relazioni umane.
Tra queste cito la persona della quale ho fatto menzione nella risposta alla domanda sul libro al quale sono maggiormente legato.
Quella persona mi ha aiutato in un momento orribile vissuto un anno fa, a causa di un lutto.
Quanto passato l’anno scorso è stato il momento più buio della mia vita.
Dopo un lungo periodo non molto esaltante sul piano umano e il lutto di mia madre è arrivato anche il lutto del mio confessore, padre Attilio Belladelli.
Per me è stato un colpo durissimo e stavo affondando come il Titanic nei suoi ultimi venti minuti.
Ella si è accorta che c’era qualcosa che non andava e mi ha detto quello si sentiva di dovermi dire, in tutta franchezza.
Voler bene ad una persona significa anche doverle dire in faccia come stanno le cose, senza sminuirla e umiliarla, per darle una scossa.
Quella persona si è comportata così con me.
Sentivo in lei la volontà di sostenermi e di essermi accanto in un momento veramente brutto della mia vita.
Mi parlava con franchezza ma sempre per spronarmi e aiutarmi ad uscire dal quel tunnel nel quale mi ero infilato.
Sentivo che condivideva il dolore con me.
Devo dire che è stato qualcosa di bellissimo.
C’è stato un senso di vicinanza.
Sono e sarò grato a quella persona, la quale mi ha consigliato anche di cambiare la forma delle mie poesie.
Giuro che a volte non so nemmeno come ringraziarla.
Gli unici due modi che ho di ringraziarla sono sostenerla e migliorarmi sulla scorta dell’aiuto che mi ha dato.
Quella persona è una scrittrice, ha varie attività e gestisce un canale YouTube sul quale pubblica i suoi audiolibri.
Il canale YouTube in questione è “L’odore inebriante delle pagine fruscianti”.
Consiglio ai lettori di iscriversi ad esso.
Quanto al migliorarmi, io sto facendo un lavoro intenso su me stesso, sulle mie paure e sulle mie insicurezze.
Voglio che quella persona che tanto si è dedicata a me con affetto sappia che con me non ha perso tempo.
Sono grato anche a te, cara Barbara, come ad altre persone che mi hanno fatto del bene.
Ricordo con affetto anche un’amica sarda che abita a Barcellona e che si chiama Miriam.
Quell’amica, che ha un anno in più di me, si comporta come una sorella maggiore.
In fondo, un amico è un fratello che si incontra per strada.
La ringrazio sempre.
Non sono un ingrato.
Oggi ho imparato a lasciar andare le cose brutte e a non portare più rancore e sto lavorando per recuperare ciò che mi è mancato in passato.
Insomma, ho consegnato il passato alla storia chiudendo un capitolo della mia vita.
Prima ero fossilizzato nel passato.
Ora sono disposto ad accettare cambiamenti.
Comunque, le memorie di tutte le mie esperienze e delle persone incontrate nell’arco della mia vita mi portarono a crescere e ad approfondire le mie conoscenze.
Ancora oggi è così.
Non si finisce mai di imparare.
Oltre a ciò vi è anche la mia fede.
La fede mi ha tenuto in piedi nei momenti difficili, evitando situazioni meno belle.
19- Quanto contano oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale, la cultura, la lettura, il dubbio, la riflessione critica? Rischiamo a tuo parere una disumanizzazione o una sostituzione dell’anima?
Rischiamo una disumanizzazione della nostra società.
Sia chiaro, non demonizzo la tecnologia in sé, che può essere utile.
Il problema è l’abuso della tecnologia.
Tutto dipende da un algoritmo.
Se una cosa non risponde a certi algoritmi rischia di essere cassata.
Quanto accaduto col Covid è stata la dimostrazione di ciò.
Mi sono visto il profilo Facebook bannato per due volte per avere espresso certe idee.
Ricordo che due dosi di vaccino Pfizer mi hanno causato dei danni con parestesie agli arti.
Inoltre, vi è il paradosso nel quale sui social network una persona può interagire con altre mille persone ma di fatto è sempre sola.
Non ha una relazione con strette di mano, abbracci e parole dette faccia a faccia.
Non vi è autenticità.
Questo è male.
20- Ti riconosci nel mondo attuale e senti di farne veramente parte? Quanto sei aperto alle nuove sfide e con quali strumenti intendi affrontarle?
Vuoi che ti dica la verità?
No.
Non mi riconosco più in tante cose di questo mondo.
Infatti, mi sono allontanato da certe situazioni e da certe realtà.
Questo mi spinge ad aprirmi a nuove sfide e le affronterò coi talenti che mi ha dato il buon Dio.
Mi posso dire più sereno di com’ero prima.
Mi congedo con questo consiglio: non abbiate paura di essere curiosi.
Ti ringrazio dell’attenzione riservatami.